Una voce chiamava il mio nome. La sentivo lontana, come qualcuno che ti parla dall’altra parte della parete – quante volte, quante volte te lo dovrò ripetere: non si parla da una stanza all’altra – e non riuscivo ad afferrare le parole. Mi suonava irreale. – Luisa… -, implorava, – Luisa… -, e la distanzaContinua a leggere “Insonnia”
La balia
– Dunque, ricapitoliamo. Il colloquio non era andato così male; certo, lei era stata spietata -. Nella metropolitana entrò un uomo con la fisarmonica, – No, ti prego, non fermarti qui -, pensai, ma quello non si mise a suonare. Camminò barcollando verso il fondo del vagone, aggrappandosi ai sedili, costringendo alcuni passeggeri a indietreggiare,Continua a leggere “La balia”
Cielo e basta
La domenica mi sembrava sempre lontana; soprattutto il giovedì o il venerdì, quando il ricordo di quella precedente iniziava a essere sovrastato dai piccoli incidenti quotidiani. Avevo perso l’autobus e sciupato un’ora e un quarto, seduta alla fermata, col libro di scienze aperto sulle ginocchia e le mani coperte dalle maniche tirate del maglione; avevoContinua a leggere “Cielo e basta”
Ci siamo già incontrate
– Ci siamo già incontrate, vero? -, mi chiese, e con la mano cercò la borsa sulla sedia accanto alla sua; la vidi affondare lo sguardo nel buio che racchiudeva il portamonete, le chiavi, il pacchetto dei kleenex. Poi dovette accorgersi che aveva gli occhiali nel taschino della camicia, perché li indossò, spinse di latoContinua a leggere “Ci siamo già incontrate”
L’ultima parola di una donna
Andavo a cercarla e la obbligavo a guardarmi, mi intromettevo fra lei e la luce del pomeriggio. Era seduta in poltrona, lo sguardo fisso davanti a sé e un libro sulle ginocchia: china sull’asse da stiro, passava la mano sulla stoffa ancora rovente, priva di pieghe. – Quanto è grande il Purgatorio? Perché andiamo inContinua a leggere “L’ultima parola di una donna”
Un posto dove andare
Mi accorsi che aveva iniziato a piovere, mentre la scala mobile mi riportava in superficie; ero uscita senza ombrello quella mattina, mi ero fidata delle previsioni meteo del telefono e non avevo dato ascolto né al colore del cielo né ai gabbiani che si tuffavano urlando dai tetti dei palazzi e atterravano sull’asfalto buio. NonContinua a leggere “Un posto dove andare”
I vestiti degli altri
Mia madre mi telefonò verso le undici. Chiamò al telefono fisso, quello di casa; – Vienimi a prendere a mezzogiorno -, disse, – Vieni tu da sola -, e riattaccò. Aveva il fiato corto, di sicuro aveva composto il numero di nascosto, tra il bucato da ritirare e l’aspirapolvere ancora da passare in corridoio eContinua a leggere “I vestiti degli altri”
Senza di me
Mi sporsi dal finestrino dell’auto, allungai un braccio, come se volessi sradicare dal sedile il guidatore del furgoncino che mi stava davanti e affondare il piede sul suo acceleratore; – Vogliamo passare il pomeriggio qui? -, urlai, ma la mia voce venne assorbita dal gas di scarico e si spense sull’asfalto come un petardo bagnato.Continua a leggere “Senza di me”
Il digiuno
Intinsi il fazzoletto di cotone nel bicchiere d’acqua, lo strizzai tra il pollice e l’indice e lo strofinai sul grembiule. La macchia di sugo, da rossa che era, si dilatò, adornandosi di un’aureola arancione e stinse sul fazzoletto a fiori di mia madre, sporcandolo. Mentre allungavo di nuovo la mano verso il bicchiere, nel tentativoContinua a leggere “Il digiuno”
L’occhio
All’inizio aveva due occhi. Un giorno se ne andò e al suo ritorno era finita l’estate. Il mese di ottobre me la restituì col pallore di chi ha barattato il cielo per un soffitto, con un tremito nelle mani, che mi sfiorarono senza toccarmi, in un gesto assolutorio, e con una benda che le dimezzavaContinua a leggere “L’occhio”