Le madonne mi sorvegliavano

A Roma venni accolta dalle madonne; mi sorvegliavano, serie e mute, dagli angoli dei palazzi, dalle teche illuminate e adorne di fiori finti, affacciate agli stipiti dei portoni. All’inizio, quel loro sguardo desolato e immobile mi atterriva: evitavo di sollevare la testa verso di loro, mi comportavo come se volessi sottrarmi al saluto indagatore diContinua a leggere “Le madonne mi sorvegliavano”

Vita di palazzo

L’ascensore era quasi arrivato al piano terra quando sentii qualcuno entrare nel portone, parlando al telefono. Mio padre salutò, disse: – Buongiorno – dalla guardiola, ma non ricevette risposta. L’avvocato del secondo piano lo ignorò e continuò a ripetere: – Sì, certo, assolutamente -, premendo il cellulare contro l’orecchio e, intanto, fermandosi a cercare qualcosaContinua a leggere “Vita di palazzo”

Anna

– Secondo piano, porta a sinistra -, disse una voce nel citofono; sembrava quella di una bambina, e la donna delle consegne sperò avesse i soldi per pagare, e che non avesse telefonato per ordinare una pizza all’insaputa dei genitori. Quelle cose succedevano, ogni tanto, soprattutto in certi quartieri, e ogni volta era difficile spiegareContinua a leggere “Anna”

A mani vuote

Seduto sul bordo del letto, trattenni il fiato per ascoltare la porta dell’ascensore chiudersi, il motore sussultare, attivarsi, cigolare. Poi di nuovo lo schiaffo metallico della porta che si richiude, questa volta più lontano, smorzato dalla distanza; serrai le palpebre e le labbra, come se, concentrandomi, potessi distinguere i suoi passi sul travertino dell’androne, ilContinua a leggere “A mani vuote”