A Roma venni accolta dalle madonne; mi sorvegliavano, serie e mute, dagli angoli dei palazzi, dalle teche illuminate e adorne di fiori finti, affacciate agli stipiti dei portoni. All’inizio, quel loro sguardo desolato e immobile mi atterriva: evitavo di sollevare la testa verso di loro, mi comportavo come se volessi sottrarmi al saluto indagatore diContinua a leggere “Le madonne mi sorvegliavano”
Archivi dell'autore: mavie daponte
La decisione
Quando tornavamo dal mare, avevo voglia di nascondermi: mi facevo la doccia in fretta, appoggiavo la schiena scottata contro le piastrelle del bagno, e intanto ascoltavo mia madre parlare con sua sorella, in cucina, dall’altra parte del muro. Spesso c’erano anche mia nonna e mio zio, il fratello di mia madre. Si scambiavano i suoniContinua a leggere “La decisione”
La revisione
– Mio padre non viene -, annunciavo, e a scuola gli altri mi guardavano dubbiosi, si domandavano come sarei tornato a casa, chi sarebbe venuto a prendermi. – Non c’è, è andato a fare la revisione -, spiegavo allora, e mostravo le chiavi di casa appese al collo, indugiavo, prima di aprire l’ombrello rosa aContinua a leggere “La revisione”
Di controra
In quei giorni, la pandemia era soltanto una voce in televisione, alla radio; raccontavano della Cina, dei polmoni infestati, della gente che moriva, che se ne andava senza poter salutare. Mi sintonizzavo su un’altra stazione per non sentirne più parlare, mentre andavo al lavoro e Delia, seduta accanto a me, sbuffava, abbassava i finestrini, inveivaContinua a leggere “Di controra”
Vita di palazzo
L’ascensore era quasi arrivato al piano terra quando sentii qualcuno entrare nel portone, parlando al telefono. Mio padre salutò, disse: – Buongiorno – dalla guardiola, ma non ricevette risposta. L’avvocato del secondo piano lo ignorò e continuò a ripetere: – Sì, certo, assolutamente -, premendo il cellulare contro l’orecchio e, intanto, fermandosi a cercare qualcosaContinua a leggere “Vita di palazzo”
Scambio di favori
Mia madre entrò in bagno mentre mi stavo facendo la doccia; scostò la tendina di plastica, mi diede un’occhiata perplessa. – Da quanto tempo sei qui dentro? -, mi domandò, senza aspettarsi davvero una risposta; chiusi gli occhi sotto il getto dell’acqua, osservai un rivolo percorrere le piastrelle, deviare lungo il bordo nero di calcareContinua a leggere “Scambio di favori”
Anna
– Secondo piano, porta a sinistra -, disse una voce nel citofono; sembrava quella di una bambina, e la donna delle consegne sperò avesse i soldi per pagare, e che non avesse telefonato per ordinare una pizza all’insaputa dei genitori. Quelle cose succedevano, ogni tanto, soprattutto in certi quartieri, e ogni volta era difficile spiegareContinua a leggere “Anna”
Ambizione
Il primo funerale della mia vita è stato quello di Vito, il marito di Isabella. Abitavano nell’appartamento accanto al nostro e io, Vito, prima che morisse, quasi non mi ero accorto che esistesse. Faceva l’ambulante, vendeva frutta e verdura, e percorreva il paese col suo camioncino, raccontando al microfono i prezzi della merce; la genteContinua a leggere “Ambizione”
A mani vuote
Seduto sul bordo del letto, trattenni il fiato per ascoltare la porta dell’ascensore chiudersi, il motore sussultare, attivarsi, cigolare. Poi di nuovo lo schiaffo metallico della porta che si richiude, questa volta più lontano, smorzato dalla distanza; serrai le palpebre e le labbra, come se, concentrandomi, potessi distinguere i suoi passi sul travertino dell’androne, ilContinua a leggere “A mani vuote”
L’ergastolo
– Me l’avevi promesso, ma’ -, le ricordai, e mi fermai un passo davanti a lei, supplicandola controsole; – Avevi detto che sabato andavamo a vederli, avevi detto: sabato ti ci porto -, e gli occhi mi divennero liquidi, ma non sapevo se fossero lacrime o l’eccesso di luce, la mia determinazione a non distogliereContinua a leggere “L’ergastolo”