Dieta e tradimenti:
Iniziare la dieta, tornare a fare sport, lasciare Marcello. Che fai a Capodanno? Che hai fatto a Natale? Prometto che andrò a pranzo da mamma tutte le domeniche; il 31 a casa mia? Hai saputo di Marta? Incinta; da domani mangerò meglio, dal primo gennaio, sicuro. Facciamo dal due, ché il primo si sta tutti insieme; ho fame, ma non c’era un pacchetto di Gocciole? Tanto la palestra è chiusa, un biscotto e basta, uno e poi chiudo la confezione.
Giuro.
Silenzio, mi metto a leggere! Possibile che la gente sia così maleducata? Questo libro però non me lo ricordavo, quant’è che non lo leggo? Forse m’è saltato il segnalibro.
Fa’ che mi scriva, fa che mi scriva lui per primo: se mi scrive, mi metto a dieta. Se apro il libro a una pagina dispari, lascia la moglie. Se esce una pagina dispari…26, mangio un biscotto, un altro e basta. – A Natale puooooi -, un biscotto e basta, uno solo; ah, questo è pure rotto, volete star zitti che non riesco a leggere? Vi prego, tacete un attimo, un momento, lasciatemi in pace, – A Natale puoooooi -, voglio del panettone, del pandoro, voglio una Gocciola. Che fai a Capodanno? Hai saputo di Marta? Ha abortito.
Pagina 51, lascerà la moglie, adesso gli scrivo io; – Mi manchi -, mollo il telefono, perché l’ho fatto?, pagina 51, ma cos’è questo libro? Secondo me, nemmeno l’ho comprato io, sarà stato un regalo, uno stupido regalo di merda, non regalatemi libri, regalatemi rossetti, borse, cioccolatini, regalatemi fiori, regalatemi soldi, soldi, regalatemi soldi.
Ma quindi, il 31? Casa mia? Da te non posso venire, non ho la macchina. Aspetta, mi ha scritto, che hai detto? Hai saputo di Marta? Forse tenta l’adozione, l’utero in affitto. Forse prende un gatto.
La dieta, devo iniziare la dieta; devo smettere di essere arrogante, egoista, devo smettere di mangiare, fa’ che lasci la moglie e non penserò più ai vestiti, alla dieta, fa’ che, fa che, fa’ che cosa?
Questa sono io:
È sempre così.
Sono pessima con i buoni propositi, incapace di parlare di me; perciò qui sopra mi sono inventata una prima persona che non sono io, ma lo stesso sono io, sei tu che mi leggi. Avanti, lo so che ti riconosci. Almeno in qualcosa ti riconosci.
Detesto i riassunti dell’anno appena concluso, i fallimenti travestiti da una lista di momenti felici, truccati e incipriati, le lentiggini finte e il filtro bellezza, l’odio per gli altri e le ricerche su google, “filler labbra, costo”, gli occhi spalancati di fronte agli zeri, “creme effetto filler, costo”, poi arriva una notifica sul cellulare: è un messaggio, qualcuno ti ha scritto su instagram, su twitter, è una foto oscena, è una emoji che non vuol dire niente e che è tutto.
Non mi sposo, però:
Volevo solo dirvi che ci sono ancora, che scrivo sempre tutti i giorni; che quest’anno mi è mancato il coraggio per pubblicare le mie storie, ma che le ho scritte sempre. Che nei mesi scorsi non ho avuto fiducia abbastanza, forza mentale abbastanza, umiltà abbastanza da chiedere aiuto, da chiedervi ma le storie, vi ricordate le storie?, le storie, le volete ancora? Le vogliamo, vero? Le storie ci salvano, la narrazione d’altro da noi ci cura, perché parla di noi senza squartarci le ferite, senza aprircele con le dita sporche di pandoro inzuccherato, sbattuto nella busta con la rabbia delle feste di fine anno. Il dolore vissuto da un personaggio – la gioia pure, ma un dolore di più – rende più sopportabile e più vero il nostro, lo rende più triviale, prosaico, è dolore reale, brutto e indifeso, nudo e privo di poesia. Il dolore non è bello, mai. Le favole che ci raccontano sulle cicatrici, poi, sono menzogne: la cicatrice è la testimonianza d’una rottura. È un rammendo, fine.
Però, dicevamo: i miei racconti, la scrittura, le storie.
Vorrei tornare a condividerli, tornerò a farlo. Forse non tutte le settimane. Forse una su due, forse una domenica al mese: con delicatezza, perché ne ho bisogno.
Nel 2025 tornerò anche in libreria. Sì, ve lo dico così, perché parlare delle cose importanti m’imbarazza e perché non so dirvelo diversamente. Nel 2025 esce il mio secondo romanzo, e sarà riottoso, arrabbiato, vivo, sarà pieno di energia, di collera, di amore, di paura, sarà pieno di paura e di desiderio, sarà pulsante come un taglio profondo, sarà potente e vero. Sarà vero, come sono stati veri e indifesi e miei questi ultimi mesi di silenzio, in cui le storie le ho scritte per il mio quaderno soltanto.
Sarà vero e nostro, sarà urlante ed euforico come un bambino appena nato.
Allora, non ci disuniamo: insieme, ce la faremo. Ce la stiamo già facendo.